Nella mia lunga carriera di babbiona ho collezionato un discreto numero di abbagli, che si sono naturalmente tradotti in delusioni, più o meno cocenti.
Non sono un asso nel valutare le persone. Tendo a vedere sempre prima (a volte soltanto) i lati positivi, le cose belle, delle quali mi invaghisco, e sottovaluto quelli negativi. Sottovaluto, sì. Non è che non veda i lati oscuri, solo che li minimizzo, pensando che in ogni persona ci sono luci ed ombre, che non esistono individui perfetti, e che non necessariamente i lati oscuri di una persona mi feriranno direttamente.
Mi sono sbagliata in svariate occasioni, in svariati modi, in svariati momenti.
Poi sono cresciuta. Mi sono chiusa un po'. Mi sono posta dei limiti, dei paletti, proprio perché i miei slanci non fossero nocivi, proprio per riuscire a guardare le persone da una distanza sufficiente a vederle nel complesso. Pensavo, così, di aver finalmente imparato a gestire questi slanci con equilibrio, di aver raggiunto una conoscenza di me stessa sufficientemente profonda da sapermi circondare di persone i cui lati oscuri non potessero farmi troppo male.
E infine, sei arrivata tu. Hai smontato le mie recinzioni, pezzo dopo pezzo, mi hai convinta che non ero io a guardare le persone con occhiali rosa, ma che le delusioni del passato fossero state occasioni sbagliate, abbagli del momento, e che il mio modo di essere fosse meraviglioso ai tuoi occhi, che ci fosse qualcuno che mi sente come una sorella.
Avrei dovuto imparare molto tempo fa che questa parola mi porta sfiga.
Forse avrei dovuto imparare anche che chi ha dimestichezza con le menzogne con ogni probabilità non è un amico fedele, nè affidabile.
Ecco, non voglio essere più la sorella di nessuno. Una cugina, al massimo.
Magari in una vita precedente ho commesso un sorellicidio, e in questa il mio karma è a) di non avere avuto sorelle di sangue, b) di essere ferita da coloro che mi considerano un surrogato di sorella. Devo smetterla con le figlie uniche. Quando faccio amicizia con qualcuno, devo ricordarmi di chiedere: sei figlia unica? Sì? Ok, arrivederci. Sono allergica. E la mia allergia consiste nel sentirmi di nuovo un'adolescente delusa e impreparata di fronte al mondo e ai suoi abitanti, come adesso che, di nuovo, sento di non avere i mezzi per riconoscere il pericolo e l'inganno.
Eppure, sono ostinata. Non voglio cambiare. Mi rifiuto. Voglio continuare a vedere il bello nelle persone, ad apprezzare quanto di buono hanno da dare, anche a costo di sentirmi di nuovo così l'anima bruciare di rabbia e delusione e inganno.
Perché a un certo punto ti ricordi che l'universo delle persone che ami è popolato anche da un altro genere di personaggi. Come lui, conosciuto la stessa sera in cui ho conosciuto mio marito il Duca; erano seduti uno alla mia destra, uno alla mia sinistra, e ancora oggi, dopo più di 10 anni, sono entrambi lì. Come lei, messa sul mio cammino in un luogo magico e legata al mio cuore dal filo più potente, resistente e inossidabile: Gesù Cristo. Loro, lontani in km ma presenti in ogni giorno della mia famiglia. Lei, il Cappellaio Matto, l'altra metà. O lei, la fedeltà, la stabilità, la correttezza. Ancora, lei, l'eterna compagna di vita: hai voglia a chiudere cerchi, voltare pagine, cambiare famiglia e città; siamo sempre insieme. O lei, l'angelo silenzioso: voliamo lontano, nella vita reale, ma le nostre anime non possono separarsi. Lei, sopravvissuta al tempo e ai colpi della lingua, che esiste da così tanto che non ricordiamo neppure più quanto. E sì, lei. Ancora, e sempre, e nonostante tutto. Altro che cugina.
Con nessuno di loro è stato tutto rose e fiori. Hanno i loro difetti, sono fatti a modo loro, qualcuno mi ha ferita, con qualcuno ho sbagliato, di qualcuno non mi sono presa cura quanto avrei dovuto, nel corso del tempo.
Ma non mi hanno mai considerato tossica.
Non mi mentono.
Chiamano le cose col loro nome. Mettono un certo peso nelle parole che gli escono dalla bocca e dal cuore.
Voglio che continui ad esserci sempre posto, nel mio cuore, per persone come loro. Per questo non voglio cambiare. Perché se cambiassi, se diventassi più scaltra e diffidente, queste persone non esisterebbero, nella mia vita. Il prezzo da pagare forse è recapitare qualche (più di qualche) inganno. Ma ne vale la pena.
A tutti voi, che vi siete ritrovati nelle mie parole, grazie.
E a te, che forse hai capito, chiedo scusa. Se ti ho turbata, ferita, offesa. Non era mia intenzione. Ma come un giorno mi hai detto tu, accettami per quello che sono; mi dispiace che tu soffra per colpa mia ma sono fatta così. Non ho segreti, mezze misure, peli sulla lingua, e sono negata in ogni genere di calcolo.
Ecco, non voglio essere più la sorella di nessuno. Una cugina, al massimo.
Magari in una vita precedente ho commesso un sorellicidio, e in questa il mio karma è a) di non avere avuto sorelle di sangue, b) di essere ferita da coloro che mi considerano un surrogato di sorella. Devo smetterla con le figlie uniche. Quando faccio amicizia con qualcuno, devo ricordarmi di chiedere: sei figlia unica? Sì? Ok, arrivederci. Sono allergica. E la mia allergia consiste nel sentirmi di nuovo un'adolescente delusa e impreparata di fronte al mondo e ai suoi abitanti, come adesso che, di nuovo, sento di non avere i mezzi per riconoscere il pericolo e l'inganno.
Eppure, sono ostinata. Non voglio cambiare. Mi rifiuto. Voglio continuare a vedere il bello nelle persone, ad apprezzare quanto di buono hanno da dare, anche a costo di sentirmi di nuovo così l'anima bruciare di rabbia e delusione e inganno.
Perché a un certo punto ti ricordi che l'universo delle persone che ami è popolato anche da un altro genere di personaggi. Come lui, conosciuto la stessa sera in cui ho conosciuto mio marito il Duca; erano seduti uno alla mia destra, uno alla mia sinistra, e ancora oggi, dopo più di 10 anni, sono entrambi lì. Come lei, messa sul mio cammino in un luogo magico e legata al mio cuore dal filo più potente, resistente e inossidabile: Gesù Cristo. Loro, lontani in km ma presenti in ogni giorno della mia famiglia. Lei, il Cappellaio Matto, l'altra metà. O lei, la fedeltà, la stabilità, la correttezza. Ancora, lei, l'eterna compagna di vita: hai voglia a chiudere cerchi, voltare pagine, cambiare famiglia e città; siamo sempre insieme. O lei, l'angelo silenzioso: voliamo lontano, nella vita reale, ma le nostre anime non possono separarsi. Lei, sopravvissuta al tempo e ai colpi della lingua, che esiste da così tanto che non ricordiamo neppure più quanto. E sì, lei. Ancora, e sempre, e nonostante tutto. Altro che cugina.
Con nessuno di loro è stato tutto rose e fiori. Hanno i loro difetti, sono fatti a modo loro, qualcuno mi ha ferita, con qualcuno ho sbagliato, di qualcuno non mi sono presa cura quanto avrei dovuto, nel corso del tempo.
Ma non mi hanno mai considerato tossica.
Non mi mentono.
Chiamano le cose col loro nome. Mettono un certo peso nelle parole che gli escono dalla bocca e dal cuore.
Voglio che continui ad esserci sempre posto, nel mio cuore, per persone come loro. Per questo non voglio cambiare. Perché se cambiassi, se diventassi più scaltra e diffidente, queste persone non esisterebbero, nella mia vita. Il prezzo da pagare forse è recapitare qualche (più di qualche) inganno. Ma ne vale la pena.
A tutti voi, che vi siete ritrovati nelle mie parole, grazie.
E a te, che forse hai capito, chiedo scusa. Se ti ho turbata, ferita, offesa. Non era mia intenzione. Ma come un giorno mi hai detto tu, accettami per quello che sono; mi dispiace che tu soffra per colpa mia ma sono fatta così. Non ho segreti, mezze misure, peli sulla lingua, e sono negata in ogni genere di calcolo.
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