giovedì 19 luglio 2012

Tracce (sesto piano a sinistra)

 

There's no need to argue anymore
I gave all I could but it left me so sore
And the thing that makes me mad
Is the one thing that I had
I knew, I knew, I'd lose you

You'll always be special to me, special to me, to me

And I remember all the things we once shared
Watching tv movies on the living room armchair
But to say it will work out fine was it all a waste of time
'Cause I knew, I knew, I'd lose you

You'll always be special to me, special to me, to me.

Will I forget in time? You said I was on your mind
There's no  need to argue, no need to argue any more...

Proprio in questo modo ci siamo salutate. Lo sai tu, e lo so io. Sapevamo che ci saremmo separate. Ma non eravamo pronte. Ci siamo dovute preparare in fretta, e come avevamo fatto molte volte, abbiamo ingoiato il rospo, amarissimo.
Ieri sono stata a casa tua. Sì: tua. Non è mia, non è sua: era, è, e sempre resterà casa tua. Sarà perché molto è rimasto com'era, che ancora posso ritrovare brandelli del tuo ordine, qua e là, che ancora posso respirare l'odore di casa e di te nei cassetti. Sarà perché tu amavi quella casa, era il tuo regno inviolabile nel quale eri pronta ad accogliere ma che era il nido del "nucleo familiare" come lo chiamavi tu: di noi tre, ma molto più spesso - quasi sempre - di noi due.
Non so come ho fatto a vivere ancora cinque anni lì dopo che tu sei andata via.
Adesso vivo altrove, ho un nido tutto mio, dove non ci sono tracce visibili di te. Non ce n'è bisogno. Le tue tracce sono dentro di me, nella mia persona, nel modo di vivere della mia famiglia. Le occasioni per consultarti sono sempre tante, e ogni volta penso di prendere il telefono in mano per farlo, come sempre. Il più delle volte mi fermo e mi ricordo che non posso, ma riesco a trovare la tua risposta comunque. Chissà se sei davvero tu, che dalla stanza accanto riesci a sussurrarmela. Qualche volta capita invece che mi sale la rabbia per non poter fare quella telefonata, per non averti qua, e la nostalgia di come sarebbe stato oggi se tu ci fossi stata, come avresti guardato i bambini, come avremmo riorganizzato le nostre vite ancora una volta. La rabbia, non del fatto che tu non possa vedere i bambini, perché credo - mi piace farlo - che tu li veda comunque: la rabbia di non poter vedere io l'espressione sul tuo viso, di non poter sentire io i tuoi consigli, la rabbia - sì- del non potermi più incazzare con te.
Da questa nostalgia non guarirò mai. Non smetterò mai di sentire la tua mancanza. E mi sembra folle pensare che i miei figli provino questo per me, questo struggimento, questo attaccamento, questa necessità di avermi nella loro vita. Una sensazione meravigliosa e terribile, sconvolgente e disarmante, che mi stordisce.

lunedì 2 luglio 2012

Ancora sul Patronus

Il Patronus ieri è venuto a trovarmi spontaneamente, e mi ha fatto notare che le cose belle che sono state in mezzo alle cose brutte del mio percorso non sono state meno belle perché sono accadute in mezzo alle cose brutte.
Le cose belle sono belle, e basta.
Rinunciarvi per paura che siano accompagnate da catastrofi è un controsenso. Sono le cose belle che ci fanno restare aggrappati al ricordo di quanti ci hanno lasciato, che rendono la vita degna di essere vissuta, e alla fine importa poco quanto durerà: l'importante è che cosa mettere dentro il tempo che abbiamo. E io ci voglio mettere dentro tante cose belle.
Eh, sì: il mio Patronus è proprio una farfalla.
E comincio a pensare che somigli sempre di più a quello di Harry. La farfalla è libera dentro nonostante tutte le sue limitazioni e la sua delicatezza, la farfalla fa sorridere le persone, il suo passaggio non lascia indifferenti. Mi ricorda qualcuno.