giovedì 19 dicembre 2013

Torta caprese bianca per Fina e Irene

La torta caprese è uno dei dolci più sfiziosi che siano stati inventati. Circolano molte ricette, con differenti rapporti burro/cioccolato fondente/mandorle e tecniche di preparazione. Dopo molti tentativi, posso dire che la mia preferita è la ricetta di Misya, anche se ho scoperto che con un procedimento più sbrigativo il risultato non lascia a desiderare. Modificando un po' le quantità degli ingredienti, ho provato questa versione con il cioccolato bianco, molto diversa da quella speciale del famoso Sal De Riso ma che valorizza -secondo me- il profumo del limone non trattato che le old maids del secondo piano hanno colto stamattina dall'albero del villino e mi hanno donato.

Ingredienti:
170 g di cioccolato bianco
100 g di zucchero
3 uova
30 g di burro
la scorza di un limone non trattato
150 g di mandorle pelate
1 bustina di lievito per dolci
1 dito di latte

Preparazione:
Sciolgo il cioccolato a pezzi, insieme al burro, nel microonde (massima potenza per circa 1 minuto e mezzo, dando dei colpettini di spatola ogni trenta secondi circa). Trito le mandorle nel mixer finemente ma senza ridurle in polvere. Passo nel mixer lo zucchero con la scorza del limone, perché questa rilasci gli oli essenziali che profumeranno il dolce. A questo zucchero aromatizzato unisco le uova sgusciate e monto leggermente con una frusta a mano, aggiungo il cioccolato fuso e freddo, le mandorle, e per ultimo il lievito sciolto in un dito di latte (diventerà una schiumona!).
Cottura in forno statico, preriscaldato a 160-170°, acceso solo sotto, per circa 35 minuti; servo la torta fredda spolverizzata di zucchero a velo.

sabato 30 novembre 2013

Questo non è un foodblog: cheesecake pesche sciroppate e amaretti


Ingredienti:
100 g biscotti digestive
50 g amaretti
75 g di burro
300 g di pesche sciroppate*
100 ml del loro liquido
250 g di mascarpone
250 ml di crema di latte
3 uova
1 foglio di colla di pesce

Preparazione:
Rivesto una tortiera a fondo apribile, del diametro di 24 cm, con carta da forno, più o meno così.
Preparo la base di biscotto, frullando i biscotti e gli amaretti insieme, nel mixer, fino a ridurli in polvere. Amalgamo a questa polvere il burro, fuso e caldo, e rivesto il fondo della tortiera con il composto, livellandolo bene col dorso di un cucchiaio, bordi compresi. Metto la tortiera a raffreddare in frigo per almeno un'ora.
Preparo la farcia montando con le fruste elettriche o la planetaria le uova, il mascarpone e la crema di latte, dolcificando con il liquido delle pesche sciroppate. Verso la farcia sul fondo di biscotto ben freddo, e metto a cuocere in forno già caldo, acceso sopra e sotto, a 160°, per circa un'ora**.
Sforno la cheesecake, e la lascio raffreddare bene (ci vuole almeno un'ora). La decoro poi con una composta di pesche sciroppate in questo modo: metto il foglio di colla di pesce in un piatto fondo pieno d'acqua per cinque minuti, frullo col minipimer le pesche sciroppate, le scaldo un minuto nel microonde, aggiungo la colla di pesce strizzata e mescolo bene perché si sciolga; colo la composta sulla cheesecake e metto a raffreddare bene in frigo.

La cheesecake è un dolce goloso che soddisfa occhio e palato come pochi altri che si possono fare in casa, ma la sua preparazione richiede tempo, e dà il meglio se mangiata il giorno dopo.
Per quanto mi riguarda, però, vale sempre la pena di farla.

* Fonte per pesche sciroppate e foto: giallozafferano http://ricette.giallozafferano.it/Pesche-sciroppate.html
** Se la tortiera non è ben rivestita il burro del fondo di biscotto tende a colare fuori e a far fumo, quindi è bene avere l'accortezza di posizionare sul fondo del forno una leccarda con all'interno dei fogli di carta assorbente bagnati, sui quali il burro colerà e sarà assorbito senza fumare.


sabato 16 novembre 2013

Torta di mele al profumo di limone e semi di papavero

 Ingredienti:
4 mele imperatore
2 limoni non trattati
100 g di zucchero di canna
150 g di burro
50 g di zucchero bianco
1 pizzico di sale
200 g di farina 00
1 bustina di lievito vanigliato
1 cucchiaio e mezzo di semi di papavero
2 cucchiai di zucchero di canna per la finitura

burro e pangrattato per la tortiera

Preparazione:
Per prima cosa sbuccio le mele, le privo del torsolo, le taglio a metà e riduco in fettine ciascuna metà, separando le fette più piccoline da quelle più grandi. Tengo le fette grandi da parte per la decorazione, e metto in un altro contenitore le più piccole. Gratto la scorza dei limoni e la tengo da parte, spremo il succo con cui cospargo tutte le mele già tagliate perché non anneriscano.
Imburro una tortiera da 24-26 cm di diametro e la spolverizzo con del pangrattato.
Fatto questo, passo all'impasto vero e proprio. Lavoro con la spatola o con la frusta, in una terrina, 130 g di burro molto morbido con lo zucchero e il sale, poi aggiungo le uova, una ad una, amalgamo bene e incorporo la farina, setacciata col lievito, un po' alla volta. Infine, incorporo le fettine di mela più piccole che ho tenuto da parte, un cucchiaio di semi di papavero e la scorza dei limoni.
Verso l'impasto in tortiera e passo alla decorazione con le fette di mela più grandi: dispongo un giro di fettine sovrapposte lungo il bordo, poi un altro giro più piccolo nel senso inverso, e un ultimo nel centro formando una specie di rosellina. Spolverizzo la superficie con lo zucchero di canna e i restanti semi di papavero, e termino con il restante burro, fuso e caldo.
Va in forno già caldo (175°-180°, statico, acceso solo sotto) per una mezz'ora abbondante.

sabato 9 novembre 2013

Duca, rimembri ancor ... ?


Duca, rimembri ancor quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea nei baci tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieto e pensoso (soprattutto pensoso) il limitar di gioventù festeggiavi??

Era nove novembre, era sabato, e tu eri da noi a Lecce con la scusa di festeggiare San Martino.
C'erano stati panini con la sasizza, bicchieri di vino, castagne e freddo.
C'era stata musica, c'era un musicista, una bottiglia, e c'eravamo noi tutti. Noi tutti e il solito gioco idiota da sbronzella. Almeno credo. Diciamo che i bicchieri di vino erano stati molti, ma diciamo soprattutto che noi eravamo un tantinello inebetiti pure senza vino.
Ricordo di aver baciato tutti e tutte, ricordo uno di quei momenti magici di pura allegria e puro amore in stile Woodstock, peace-love-and-wine. Tanto puro era tutto che la maggior parte delle persone protagoniste di quella sera sono ancora fortissimamente parte di me, esistono ancora e colorano la mia vita ancora adesso.
E comunque.
Uno di quei baci sapeva te picca.
E infatti, sono undici anni e non mi bastano mai.

Tanti auguri a noi, Duca mio. Stasera si brinda ;)

giovedì 7 novembre 2013

I have a dream


Zona residenziale.
Alberi. Verde. Un pezzettino di giardino, anche condominiale.
Calma, ordine, uccellini cinguettanti.
Il mare non troppo lontano.
Quattro camere: una camera da letto per noi, una per i bambini, una per il nonno, un salone dove guardare le partite, Montalbano, Un medico in famiglia (guarda un po'...), i cartoni della Disney, fare l'albero di Natale, ricevere gli amici vecchi e nuovi, ritrovarsi, tutti insieme.
Una grande cucina, con un grande piano di lavoro per impastare e preparare, un grande tavolo da pranzo, e un angolino per chiacchierare davanti a un the.
Un cane, due gatti.
E noi. Tutti insieme.
Soprattutto noi, tutti insieme.

I have a dream.

(sospiro)

giovedì 10 ottobre 2013

Chi mi vuole come vuole


C'è chi mi vuole come vuole
un po' più santo
più criminale
e un po' più nuovo
un po' più uguale
mi vuole come vuole
c'è chi mi vuole per cliente
chi non mi vuole
mai per niente
e c'è chi vuole le mie scuse
che ciò che sono l'ha offeso
di un po': te come ti vogliono?
di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi?
sono vivo abbastanza
sono vivo abbastanza
per di qua
comunque vada
sempre sulla mia strada
c'è chi mi vuole più me stesso
e più profondo, più maledetto
e bravo padre e bravo a letto
c'è chi mi vuole perfetto
di un po': te come ti vogliono?
di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi?
sono vivo abbastanza
sono vivo abbastanza
per di qua
comunque vada
sempre sulla mia strada
di un po': te come ti vogliono?
di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi?
sono vivo abbastanza
sono vivo abbastanza
per di qua
comunque vada
sempre sulla mia strada
di un po': te come ti vogliono?
di un po' tu come ti vuoi? tu come ti vuoi?
sono vivo abbastanza
sono vivo abbastanza
per di qua
comunque vada
sempre sulla mia strada


 (Luciano Ligabue, "Sulla mia strada")

lunedì 23 settembre 2013

Palloncino amaro

Un bel palloncino grigio voli via da questa pagina, portando con sé queste amare considerazioni.
Il genitore che non voglio essere:
- per andare a trovare suo figlio aspetta di essere invitato;
- se viene invitato dice che sta bene a casa sua e che altrove si sente a disagio;
- non invita a casa sua suo figlio perché la sua casa non è abbastanza accogliente;
- non chiede mai a suo figlio se ha bisogno di qualcosa;
- non si domanda mai come fa suo figlio a stare solo tutto il giorno con due bambini piccoli, se ha bisogno di aiuto o di compagnia;
- non se la sente di stare coi nipotini.
Infine, e sintetizzando:
- ritiene di non essere fondamentale nella vita del figlio.
Questo è il genitore che ho, e che spero di non essere.
Spero di non usare le mie debolezze e le mie paure come uno scudo verso chi mi ama profondamente, e per cui sarò sempre fondamentale. Spero di non nascondermi dalle dimostrazioni di affetto per paura di mostrare le mie emozioni. Spero di non preferire la solitudine e la televisione alla compagnia di chi amo. Spero di non usare l'inesperienza come un alibi per non fare ciò che è necessario.

giovedì 19 settembre 2013

Torta di pere al cioccolato

Pere e cioccolato stanno talmente bene insieme che, nel cercare un'immagine da inserire nel post mi sono imbattuta in un numero imbarazzante di ricette di torte con questi due ingredienti. Dunque non so se la versione che pubblico qui sia di proprietà intellettuale altrui: se così è, il gesto non è intenzionale, me ne scuso già da ora e invito chiunque pensi di aver inventato questa ricetta a segnalarlo in modo che possa indicarlo esplicitamente e linkarlo.
Ciò detto, l'idea di questa ricetta nasce da cinque pere decana che mi guardavano da una settimana dal centrotavola, chiedendosi se avrebbero avuto un senso prima di finire nel secchio della spazzatura (e infatti ho potuto usarne solo tre). E, vabbè, dalla perenne sdrigna di produrre dolci. E...vabbè....dal richiamo del topping al cioccolato che "qualcuno" ha recapitato qui nell'ultima serata schifezzara insieme ad altre schifezze con cui condire i waffles.

Ingredienti:
10 cucchiai di zucchero
120 g di burro
1 pizzico di sale
3 uova
5 cucchiai di farina 00
3 cucchiai di fecola di patate
3 cucchiai di cacao amaro
1 bustina di lievito per dolci vanigliato
1/2 cucchiaino di cannella
3 pere

burro, pangrattato (per la tortiera)
cannella, zucchero di canna (per la finitura)

Preparazione:
Ho lavorato a pomata il burro morbido con lo zucchero e il sale, ho incorporato quindi le uova una ad una, e cominciato ad aggiungere le polveri (farina, fecola, lievito setacciati insieme) un cucchiaio alla volta, montando con frusta. Per ultimo ho aggiunto il cacao, setacciato con un colino a maglia fitta. Viene fuori un impasto molto cremoso, ben montato ma non liquido.
Ho imburrato bene una tortiera, l'ho spolverizzata con il pangrattato, e vi ho versato l'impasto. Ho sbucciato le pere, le ho fatte a pezzi di circa 1,5 cm x 1,5 cm (non troppo piccoli, insomma), e ho affondato questi ultimi nell'impasto. Ho spolverizzato generosamente la superficie della torta con dello zucchero di canna, e ultimato con un altro pizzico di cannella.
Ho cotto in forno ventilato, preriscaldato a 170°, per circa 35 minuti.
Ho servito la torta tiepida, decorata con un topping al cioccolato. La decorazione si può sostituire con un filo di cioccolato fondente sciolto a bagnomaria o nel microonde; una ulteriore variante "cioccolatosa" può prevedere delle gocce di cioccolato nell'impasto (io non le ho messe solo perché non le avevo, ma a sentimento ci starebbero proprio bene).

sabato 14 settembre 2013

Via, verso.

Via dalle blatte sul marciapiede.
Via dalle cacche di cane, sul marciapiede.
Via dall'asfalto e dagli alberi uno ogni chilometro (quando va bene).
Via dal "e ce t n mbòrt".
Via dal "ce m n futt a mme".
Via dai cassonetti.
Via dai marciapiedi sgarrupati.
Via dalle strade, sgarrupate.
Via dalla giungla di antenne della tv sui terrazzi dei palazzi.
Via dal mare di cristallo.

Via dal terrore.

Verso i coperchi delle case: i tetti con le tegole.
Verso gli alberi, e le strade piene di verde.
Verso le stagioni.
Verso il silenzio.
Verso lo smarrimento di quando al semaforo scatta il verde e non te ne accorgi immediatamente, e nessuno suona il claxon per avvertirti.
Verso i semafori rispettati.
Verso le biciclette.
Verso il parco.
Verso la nebbia, verso il freddo, verso la neve e l'auto ghiacciata, verso la pala.
Verso nuovi sapori, da scoprire.
Verso una nuova intimità.
Verso il sanzvèis.
Verso una solitudine che profuma di libertà.

venerdì 13 settembre 2013

Parmigiana bianca

Uno dei luoghi culto per la mia famiglia è la trattoria "Da Maometto", a Pulsano. Abbiamo festeggiato con una mangiatona lì quasi tutti i compleanni di mio padre, tutti gli anniversari di matrimonio dei miei, persino i miei 18 anni. Le polpette di Giampiero sono una delle mie "100 cose". Ho imparato a guardare le stelle seduta davanti all'ingresso, in Via Roma, in una delle molte calde e magiche sere d'estate di quando ero bambina, insieme al "vecchio", ho imparato a cucinare nella speranza di saper riprodurre il profumo e il colore del suo ragù.
Fra gli antipasti, una bella novità degli anni recenti, dopo la ristrutturazione e la conversione in posto figo, è la "parmigiana bianca". Delicata, insolita, indimenticabile, quando era buona. Eh, perché è un po' peggiorata, lo devo ammettere. Dunque ho cercato di rifarla a casa, in una versione un po' più sana con la melanzana cruda, in parte per alleggerirla, in parte perché avevo delle melanzane bianche troppo perfette per friggerle.
Ecco come ho fatto.

Ingredienti:
4 melanzane bianche
1 etto di prosciutto cotto affettato
150 g di maasdamer (meglio la scamorza)
150 g di grana grattugiato
500 ml di besciamella*
* 500 ml di latte
   50 g di burro
   50 g di farina (2 cucchiai)
   sale, pepe, noce moscata, 1 foglia di alloro

Preparazione:
Per prima cosa ho fatto la besciamella: metto in una casseruola il burro, quando si è sciolto ed è salita un po' di schiuma aggiungo la farina e mescolo bene con la frusta finché non si colora un pochino, spengo il fuoco e tolgo dal fornello; nel frattempo sto scaldando il latte. Incorporo, un po' alla volta, gradatamente, il latte a filo nel roux (il composto di burro e farina appena realizzato), mescolando sempre energicamente con la frusta (all'inizio sembra un pasticcio ma mescolando con decisione diventa liscio dopo pochissimo); condisco e rimetto sul fuoco, e faccio andare sempre mescolando finché non si addensa.
Ho tagliato le melanzane a fette non troppo sottili, per il lungo, ho grattugiato il formaggio olandese a grana molto grossa. Ho rivestito il fondo di una teglia da forno (ceramica o pirex) con un mestolo di besciamella; ho creato un primo strato di melanzane a fettine, condite con un po' di sale, grana e formaggio olandese, e fettine di prosciutto cotto, poi un secondo strato uguale al primo, e un terzo senza prosciutto a chiudere.
Ho coperto tutto con la besciamella rimasta, e cosparso con il grana rimasto.
Ho cotto in forno a 200° (statico, già caldo, acceso sopra e sotto) per una mezz'ora (fino a gratinatura), e lasciato riposare un'oretta prima di servire.
Oggi è ancora più buono, dunque direi che è un piatto da antipasto ottimo da fare in anticipo.

lunedì 26 agosto 2013

Dolcetti black&white

Ingredienti di base per 8 dolcetti:
100 g di farina 00
100 g di zucchero bianco fine
75 g di burro
1 uovo
1/2 cucchiaino di bicarbonato
1 pizzico di sale

inoltre, per i dolcetti bianchi:
75 g di cioccolato bianco
50 g di pistacchi in granella

e per i dolcetti neri:
75 g di cioccolato fondente
2 cucchiai scarsi di cacao amaro
40 g di nocciole in granella

Preparazione:
Ho montato l'uovo con lo zucchero e il pizzico di sale per qualche minuto, poi ho aggiunto il burro (fuso e freddo), e montato ancora un pochino. Ho incorporato quindi la farina, setacciata con il bicarbonato (e con il cacao per i dolcetti neri). Infine, ho unito delicatamente e  mano il cioccolato grattugiato e metà della granella di frutta secca.
Ho riempito otto pirottini con il composto e cosparso i dolcetti con la restante granella, prima di infornare.
Ho cotto i dolcetti nella parte media del forno, statico, preriscaldato, a 175° per 15 minuti circa.

lunedì 24 giugno 2013

Goulash


(da Cucina Moderna, gennaio 2012)
Ingredienti:
spezzatino di spalla di vitello  600 g
cipolle  2
concentrato di pomodoro  2 cucchiai
paprica  3 cucchiai
brodo di carne  3 dl
cumino  1 cucchiaio
limone non trattato  1
aglio schiacciato  2 spicchi
erba cipollina (io no!)
olio extravergine d'oliva  2 cucchiai
sale  q.b.

Preparazione:
Scaldo l'olio in un tegame di coccio, unisco le cipolle tritate finemente, e le soffriggo a fuoco basso. Dopo una decina di minuti, quando sono morbide, aggiungo il cumino, la paprica e il concentrato di pomodoro, mescolo bene e continuo a cuocere per altri cinque minuti.
Intanto, rosolo i pezzetti di carne in poco olio, in una padella antiaderente, poi li unisco al fondo di cipolla e spezie, e mescolo bene per farli insaporire; a questo punto salo, dò un'altra bella mescolata, copro col brodo caldo, metto il coperchio e lascio cuocere per due ore a fuoco bassissimo.
Una mezz'ora prima del termine della cottura, aggiungo l'aglio schiacciato e la scorza del limone grattugiata, e lascio terminare la cottura senza coperchio.

Questo piatto è perfetto, secondo me, servito su un fondo di patate lessate e tagliate a fette, con una birra ghiacciata in accompagnamento, e un brindisi a Zio Fulvio: "Ciao Ozio, accessdènied".
In alternativa, va bene anche una bella polenta.

Imparare dal vento


Vorrei imparare dal vento a respirare
dalla pioggia a cadere
dalla corrente a portare le cose dove non vogliono andare
e avere la pazienza delle onde di andare e venire
ricominciare a fluire.

Un aereo passa veloce e io mi fermo a pensare
a tutti quelli che partono, scappano o sono sospesi
per giorni, mesi, anni
in cui ti senti come uno che si è perso
tra obbiettivi ogni volta più grandi...
Succede perché
in un instante tutto il resto
diventa invisibile
privo di senso
e irraggiungibile per me 
succede perché
fingo
che va sempre tutto bene
ma non lo penso
in fondo.

Torneremo ad avere più tempo, e a camminare
per le strade che abbiamo scelto,
che a volte fanno male,
per avere la pazienza delle onde di andare e venire,
e non riesci a capire .

Succede perché
in un instante tutto il resto diventa invisibile,
privo di senso
e irraggiungibile per me,
succede anche se il vento porta tutto via con sé,
vivendo
ricominciare a fluire ricominciare a fluire
ricominciare a fluire
ricominciare a fluire 

(Tiromancino "Imparare dal vento")

venerdì 12 aprile 2013

Anna e il tatuatore


Ma si può, all'età mia, emozionarsi per una ragazzina di fantasia che viene baciata dal ragazzo sbagliato di fantasia per il quale si è presa una cotta colossale di fantasia?

Così scrivevo lunedì, dopo aver visto la puntata di "Un medico in famiglia" di domenica, registrata perché domenica sera ce l'eravamo perso (nziamai!). Mi sono sentita un'idiota per il cuore che mi batteva alla scena in cui Anna Martini, la piccola di famiglia, va a fare una piazzata al ragazzo del quale si è innamorata, che la respinge per proteggerla, e che si conclude con 'sto figo che la rincorre, la ferma e la bacia teneramente e con trasporto. Ho poi scoperto di non essere l'unica imbecille, ma che molte altre donne più o meno coetanee avevano vissuto la mia stessa emozione.

Rimugino da giorni su questo fatto, e rimugina che ti rimugina sono giunta a una conclusione.
Il fatto è che io me lo ricordo benissimo il mio "tatuatore". Vabbè, io di anni ne avevo venti e non diciassette, non ero proprio una bambina ma neppure una donna. Lui...anche lui era alto, era gentile, era affascinante, e soprattutto era quello sbagliato. Sbagliatissimo, per l'esattezza. Io lo sapevo, lui lo sapeva, tutti quelli che mi amavano lo sapevano, ma si sa che contro l'attrazione magnetica non si può andare. Fu una storia intensa, struggente, dal prevedibile quanto previsto finale di M, anzi come dice la mia amica D, una di quelle situazioni che "parte a razzo e finisce a cazzo" che hanno colorato tanti anni della mia adolescenza e giovinezza; questa però ha lasciato il segno come un tatuaggio invisibile a perenne monito di quale sia il tipo d'uomo da rifuggire con tutte le proprie forze a meno che non si voglia continuare a farsi del male invece di vivere felici e contenti con accanto qualcuno che sia l'uomo-per-me-fattoappostapermè.
È che nella vita di tutte noi c'è stato un Emiliano, e non è abbastanza vicino nel tempo da causarci una punta residua di dolore al cuore ma neppure tanto lontano da suscitare distacco e tenerezza per la ragazzina che siamo state. Il ricordo di lui si trova in quel limbo per via del quale non siamo ancora entrate del tutto nella parte della donna adulta (!!) anche se abbiamo dismesso da tempo e con leggerezza i panni della giovincella sgarzilla, dunque ancora è capace di urlare se sollecitato benché schiacciato da tutti i sogni che si sono realizzati e da ciò che abbiamo finalmente ricevuto e conquistato.

Infine, diciamocelo: quanto cappero è figo 'sto ragazzo che hanno preso per la parte di Emiliano?? E quella voce???

lunedì 4 febbraio 2013

Tarte tatin ai peperoni

Ingredienti:
2 peperoni rossi
1/2 scamorza affumicata
50 g di prosciutto cotto a dadini
2 cucchiai di formaggio grattugiato
1 cucchiaio di olio evo
125 g di burro
250 g di farina
1 bicchiere d'acqua
2 cucchiai di erbette di Provenza
1/2 cucchiaio scarso di sale

Preparazione:
Per prima cosa ho fatto la brisee. Ho messo nel bicchiere del mixer la farina, il burro (freddo di frigo), il sale, e le erbette, e ho frullato tutto finché non ho ottenuto una miscela briciolosa e farinosa; a questo punto ho aggiunto l'acqua, l'ho fatta incorporare e ho completato l'impasto velocemente sulla spianatoia, a mano, per ottenere una palla liscia e omogenea della consistenza della frolla, più o meno. Ho lasciato la pasta brisee alle erbe a riposare in frigo per un paio d'ore.
Ho grigliato i peperoni e li ho spellati, li ho tenuti da parte.
Ho unto il fondo di una teglia con l'olio, ho disposto i peperoni a falde con la parte esterna sul fondo, li ho salati leggermente, li ho cosparsi di formaggio grattugiato, poi di dadini di prosciutto e infine di fettine di scamorza.
Ho steso la brisee con il matterello e ho coperto i peperoni nella teglia con il disco di pasta, premendo bene sui bordi a sigillare il ripieno. Ho bucherellato la copertura con una forchetta.
Ho cotto in forno caldo a 200° per una mezz'oretta, finché la brisee non era dorata.
Poco dopo averla sfornata, ho capovolto la tarte tatin su un piatto di portata e l'ho servita tiepida.

(Prossimo progetto: tarte tatin originale, dolce!)

martedì 15 gennaio 2013

Strani supplì



Questa non è la vera ricetta dei supplì: è la mia versione, come sempre dettata dalla necessità di utitlizzare ciò che il frigo già ospita.

Stavolta ho usato del sugo con le polpette per i bambini avanzato da domenica, del riso per arancini (Gallo) comprato in offertissima, e del gouda cheese, che a me piace tanto e che il nostro miglior amico, il signor Eurospin, vende a un prezzo speciale.
Per una ricetta più come-si-deve, il web pullula di versioni e consigli. Qui ho preso la foto nel post, e curiosato per la tecnica di realizzazione. Anche qui, ottimi e utili suggerimenti.
Le quantità degli ingredienti che riporto qui sono quindi mooolto approssimative. Per il sugo ho messo le quantità che ho usato quando l'ho fatto, anche se per questi supplì ho usato quello che era rimasto.
Dunque.

Ingredienti:
500 ml circa di sugo con le polpette*
una decina di polpette di carne*
3 tazzine da caffè colme di riso per arancini
un bicchiere d'acqua bollente
150 g circa di gouda cheese
2 uova
pangrattato q.b.

Preparazione:
Ho scaldato il sugo con dentro le polpette, ho schiacciato queste ultime con la forchetta; quando era molto, molto caldo ho immerso il riso, ho portato a cottura aggiungendo l'acqua; alla fine ho ottenuto un risotto rosso molto asciutto.
Ho messo il risotto a raffreddare, steso su un largo vassoio. Quando era ben freddo, ho cominciato a comporre gli strani supplì: sulla mano sinistra aperta e inumidita sotto l'acqua corrente ho messo un pugnetto di riso, l'ho appiattito e ho adagiato al centro un quadratino di formaggio; ho coperto con un altro po' di riso, chiuso e manipolato la pallozza formando una specie di crocchetta che ho passato poi nell'uovo sbattuto e nel pangrattato, e ho adagiato su un vassoio in attesa della frittura. Ho continuato così con tutto il riso, e ho poi fritto i supplì in abbondante olio di semi di girasole, caldissimo.

* Il sugo con le polpette per i bambini
Ingredienti:
1 litro di passata di pomodoro
1/2 cipolla
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
500 g di carne macinata mista (maiale e vitello)
1 panino (rosetta)
1 bicchiere scarso di latte
sale q.b.
4 cucchiai di formaggio grattugiato (stavolta rodez)
basilico tritato a piacere
Vino a piacere (non dolce) q.b.

Preparazione
Per prima cosa metto in un tegame l'olio, la passata di pomodoro, la mezza cipolla intera e infilzata con uno stuzzicadenti, un pochino di sale grosso, l'acqua che serve a diluire i residui di passata attaccati alla bottiglia (se è bella densa come piace a me), accendo il fuoco bassissimo.
Fatto questo, spezzetto il panino e lo irroro con il latte; lo lascio lì ad ammorbidirsi mentre in una ciotola unisco carne, formaggio, basilico (in versione solo-per-grandi uso pecorino romano, pecorino sardo, grana, un trito di aglio e prezzemolo, e aggiungo pepe e un pizzico di peperoncino...e vabbé le friggo anche, le polpette, prima di calarle nel sugo), l'uovo; riprendo il panino ammorbidito nel latte, lo strizzo bene e aggiungo la poltiglia al resto. Impasto il tutto accuratamente, a mano.
Nel frattempo il sugo comincia a bollire. Con le mani leggermente bagnate di vino faccio le polpette e le calo una ad una, man mano che le faccio, nel sugo in cottura. Quando ho finito agito un po' il tegame, coperto, e lascio cuocere una per almeno una mezz'oretta.

giovedì 10 gennaio 2013

Tossica

Nella mia lunga carriera di babbiona ho collezionato un discreto numero di abbagli, che si sono naturalmente tradotti in delusioni, più o meno cocenti.
Non sono un asso nel valutare le persone. Tendo a vedere sempre prima (a volte soltanto) i lati positivi, le cose belle, delle quali mi invaghisco, e sottovaluto quelli negativi. Sottovaluto, sì. Non è che non veda i lati oscuri, solo che li minimizzo, pensando che in ogni persona ci sono luci ed ombre, che non esistono individui perfetti, e che non necessariamente i lati oscuri di una persona mi feriranno direttamente.
Mi sono sbagliata in svariate occasioni, in svariati modi, in svariati momenti.
Poi sono cresciuta. Mi sono chiusa un po'. Mi sono posta dei limiti, dei paletti, proprio perché i miei slanci non fossero nocivi, proprio per riuscire a guardare le persone da una distanza sufficiente a vederle nel complesso. Pensavo, così, di aver finalmente imparato a gestire questi slanci con equilibrio, di aver raggiunto una conoscenza di me stessa sufficientemente profonda da sapermi circondare di persone i cui lati oscuri non potessero farmi troppo male.
E infine, sei arrivata tu. Hai smontato le mie recinzioni, pezzo dopo pezzo, mi hai convinta che non ero io a guardare le persone con occhiali rosa, ma che le delusioni del passato fossero state occasioni sbagliate, abbagli del momento, e che il mio modo di essere fosse meraviglioso ai tuoi occhi, che ci fosse qualcuno che mi sente come una sorella.
Avrei dovuto imparare molto tempo fa che questa parola mi porta sfiga.
Forse avrei dovuto imparare anche che chi ha dimestichezza con le menzogne con ogni probabilità non è un amico fedele, nè affidabile.
Ecco, non voglio essere più la sorella di nessuno. Una cugina, al massimo.
Magari in una vita precedente ho commesso un sorellicidio, e in questa il mio karma è a) di non avere avuto sorelle di sangue, b) di essere ferita da coloro che mi considerano un surrogato di sorella. Devo smetterla con le figlie uniche. Quando faccio amicizia con qualcuno, devo ricordarmi di chiedere: sei figlia unica? Sì? Ok, arrivederci. Sono allergica. E la mia allergia consiste nel sentirmi di nuovo un'adolescente delusa e impreparata di fronte al mondo e ai suoi abitanti, come adesso che, di nuovo, sento di non avere i mezzi per riconoscere il pericolo e l'inganno.
Eppure, sono ostinata. Non voglio cambiare. Mi rifiuto. Voglio continuare a vedere il bello nelle persone, ad apprezzare quanto di buono hanno da dare, anche a costo di sentirmi di nuovo così l'anima bruciare di rabbia e delusione e inganno.
Perché a un certo punto ti ricordi che l'universo delle persone che ami è popolato anche da un altro genere di personaggi. Come lui, conosciuto la stessa sera in cui ho conosciuto mio marito il Duca; erano seduti uno alla mia destra, uno alla mia sinistra, e ancora oggi, dopo più di 10 anni, sono entrambi lì. Come lei, messa sul mio cammino in un luogo magico e legata al mio cuore dal filo più potente, resistente e inossidabile: Gesù Cristo. Loro, lontani in km ma presenti in ogni giorno della mia famiglia. Lei, il Cappellaio Matto, l'altra metà. O lei, la fedeltà, la stabilità, la correttezza. Ancora, lei, l'eterna compagna di vita: hai voglia a chiudere cerchi, voltare pagine, cambiare famiglia e città; siamo sempre insieme. O lei, l'angelo silenzioso: voliamo lontano, nella vita reale, ma le nostre anime non possono separarsi. Lei, sopravvissuta al tempo e ai colpi della lingua, che esiste da così tanto che non ricordiamo neppure più quanto. E sì, lei. Ancora, e sempre, e nonostante tutto. Altro che cugina.
Con nessuno di loro è stato tutto rose e fiori. Hanno i loro difetti, sono fatti a modo loro, qualcuno mi ha ferita, con qualcuno ho sbagliato, di qualcuno non mi sono presa cura quanto avrei dovuto, nel corso del tempo.
Ma non mi hanno mai considerato tossica.
Non mi mentono.
Chiamano le cose col loro nome. Mettono un certo peso nelle parole che gli escono dalla bocca e dal cuore.
Voglio che continui ad esserci sempre posto, nel mio cuore, per persone come loro. Per questo non voglio cambiare. Perché se cambiassi, se diventassi più scaltra e diffidente, queste persone non esisterebbero, nella mia vita. Il prezzo da pagare forse è recapitare qualche (più di qualche) inganno. Ma ne vale la pena.
A tutti voi, che vi siete ritrovati nelle mie parole, grazie.
E a te, che forse hai capito, chiedo scusa. Se ti ho turbata, ferita, offesa. Non era mia intenzione. Ma come un giorno mi hai detto tu, accettami per quello che sono; mi dispiace che tu soffra per colpa mia ma sono fatta così. Non ho segreti, mezze misure, peli sulla lingua, e sono negata in ogni genere di calcolo.

mercoledì 9 gennaio 2013

Rotolini salvacena


Ingredienti:
2 "fogli" di pasta per pizza confezionata
50 g di mortadella tipo "pallina"
100 di gouda cheese (o emmenthal, o edamer)
100 g di brie
1 lattina di funghi tagliati (champignon)
50 g di pancetta affumicata a dadini

Preparazione:
Dopo le feste, il frigo trabocca di cose cominciate e in scadenza, usate durante i bagordi vari, che o si salvano nel forno o finiscono nella spazzatura. Io odio gettare il cibo, dunque mi arrangio con quello che ho cercando di renderlo meno triste e di togliergli l'aspetto di "avanzo". Stavolta, ho srotolato i due "fogli" di pasta per pizza; su uno dei due ho grattugiato con la grattugia a fori larghi il gouda, e poi la mortadella, sull'altro ho disposto il brie a fettine, i funghi ben scolati, e i dadini di pancetta.
Ho arrotolato su se stesso ciascun foglio, ho tagliato i rotoli così ottenuti a fette, e ho disposto queste col taglio verso l'alto in una teglia rivestita di carta forno.
Ho cotto per una ventina di minuti, in forno caldo e ventilato, a 175°.

Tortino di spinaci e speck

(da Sale&Pepe di marzo 2009, con adattamenti)


Ingredienti:
400 g di spinaci surgelati
200 g di crescenza
80 di formaggio fresco spalmabile (tipo quark)
1 bicchiere di latte (200g)
3 uova
2 cucchiai colmi di farina (60g)
50 g speck (5 o 6 fettine)
noce moscata
sale, pepe
burro, pangrattato

Preparazione:
L'esecuzione delle ricette trovate qua e là risente sempre un poco del mio essere una persona normale, non uno chef o un talebano della cucina, e per tutta la preparazione del piatto mi sento sempre addosso gli occhi dei giudici di Masterchef che mi fulminano. Vabbe'.

Astenersi dalla lettura se talebani della materia prima, vegetariani, salutisti spinti o inseguilinea.

Dunque.

Ho scongelato gli spinaci a microonde, li ho messi in uno scolapasta e li ho strizzati bene con le mani.
Li ho trasferiti nella ciotola del mixer, ho aggiunto i formaggi, il latte, le uova, la farina, ho salato, aggiunto una macinata di pepe e una (abbondante) di noce moscata (la amo); ho fatto andare il mixer alla massima potenza per un paio di minuti.
Ho imburrato leggermente una teglia di alluminio (cm 26 di diametro), l'ho spolverizzata di pangrattato, ci ho versato dentro la crema di spinaci e formaggio, e vi ho affondato dentro lo speck a fettine tagliato a listarelle.
Ho messo in forno, preriscaldato, a 200°, per una ventina di minuti.
Et voilà ;)

mercoledì 2 gennaio 2013

Il tempo per

Dicono che il tempo sia relativo. Che sia una convenzione.
Sarà.
Intanto, è il padrone delle nostre vite.
Lui decide quali contenuti puoi gestire, e quindi in definitiva ha l'ultima parola sulla qualità della tua vita.
Se, per esempio, devi lavorare X ore al giorno, quelle X ore non sono tue, ma sue; a te rimane il resto, resto nel quale - va da sé - puoi inserire solo cose che in quel segmento ci stanno.
Il padrone del mio tempo è un tiranno. Mi fa vivere in uno stato di continua schiavitù, nel quale l'ora d'aria stordisce e sembra sempre troppo breve e vuota.
Ecco, per questo 2013 mi servirebbe un miracolo: un padrone del tempo più mite, più elastico, più buono. Che mi lasci abbastanza tempo per cose da fare coi bambini, passeggiate nella natura, cose belle e pensieri leggeri. Sono piccole cose ma è tutto ciò di cui ho bisogno.
No, non è vero. Sto mentendo.
Ciò di cui ho bisogno è di avere te accanto, nel fare cose coi bambini, nel passeggiare nella natura, nelle cose belle e nei pensieri leggeri.
Ma le tue catene del tempo sono molto più grosse delle mie, e di acciaio inossidabile.
E io comincio ad avvertirne i segni sulla pelle.