venerdì 10 gennaio 2014

Luce



È un periodo in cui comprendo cose mai comprese e vedo cose mai viste, nonostante tutto sia sempre stato sotto il mio naso. Una di esse è la mia storia, il mio percorso: in un momento in cui vedo solo nebbia davanti a me, della strada di mattoni gialli vedo soltanto il prossimo passettino, l'orizzonte è invisibile, e io non so se affronterò curve, salite, un lungo rettilineo, un baratro o entrerò in un bosco incantato...la strada fatta finora mi appare stranamente chiarissima. Tutto il paesaggio, non solo i suoi particolari. Tutte le svolte, le discese ardite e le risalite, tutti gli incontri e il loro perchè, mi appaiono per la prima volta in piena luce e acquistano un senso che prima non avevano così nitido.

Un'altra cosa che comprendo meglio, conseguente alla precedente, sono io, me, me myself. Come se mi vedessi davvero per la prima volta.
Questa mattina mi sono sentita dire: "è difficilissimo, per una come me, stare in questa condizione". Cioè immobile, statica, senza sapere dove sto andando, che cosa sto per fare, che cosa mi aspetta non solo nel lungo termine ma neppure nel breve termine. Io, che ho sempre paura che qualcosa di improvviso venga a turbare equilibri così faticosamente conquistati, curati, realizzati. Che non so godermi il momento felice. Che sono sempre all'erta, e annuso l'aria pronta a scattare in difesa di me stessa, del mio mondo, di tutto quanto conta per me. Che avevo trovato una cura per tutta questa tensione, una passione che mi faceva vivere bene il momento, mi riempiva l'anima e riusciva a impedirmi di giocar con la mente e i suoi tarli [Adesso, però, Lucio, basta infilarmi parole delle tue canzoni nel cervello].
Ecco, io, me, me myself, questa tizia qui si trova bloccata in un limbo in cui non può viversi la sua passione, non può cambiare le cose della sua quotidianità che le stanno strette (tipo vedere almeno un pezzettino di orizzonte dalla finestra, arrivare a casa senza smadonnare mezz'ora per il parcheggio, non dover salire cinque piani di scale a piedi tutte le volte che rientri, cosette così), non sa in quale città vivrà fra qualche mese, quale sarà la scuola che frequenteranno i suoi figli, se dovrà cambiare parrucchiere un'altra volta...
L'orizzonte: è la cosa di cui non posso fare a meno. Sotto questo aspetto sono una donna di mare a tutti gli effetti: chi vive vicino al mare fa i conti continuamente con l'orizzonte, e lo vede bello nitido là in fondo anche se non vuole. Ho bisogno di un'orizzonte da guardare e in questo momento non ce l'ho.
Una parte di me si ribella continuamente a questo. Scalcia, strepita, strilla perché vuole a tutti costi un orizzonte, e si arrovella cercando di immaginarselo ma non sa che colori deve usare.
Ma un'altra parte di me, quella più saggia, sa che tutto scorre, e che abbandonarsi alla corrente è il modo migliore per non affogare. Intuisce che -forse- vivere questo momento le fa bene, sussurra che forse questo momento è arrivato per costringerla a imparare a star ferma e respirare, pensare solo al prossimo piccolo passo. Per insegnarle definitivamente ad affidarsi. Sarà per questo che il cammino fatto fin qui appare più chiaro, e ciò che si vede sono le innumerevoli volte in cui la strada le è stata spianata, in cui le cose sono andate a posto in maniera inspiegabile, in cui le luci si sono accese nel buio più fitto.
Sarà per questo che ho così tanto bisogno di yoga.

2 commenti:

  1. Un giorno mi ha chiesto come facciamo (io e mia moglie) a resistere sereni nel bel mezzo delle difficoltà. Ti dissi che a volte bisogna lasciarsi trasportare dalla corrente, mettendo da parte la paura di annegare. Nel furore della tempesta non si vede l'orizzonte. Tieni ferma la Bussola, che le nuvole pian piano svaniranno. i miss u

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  2. Eh già, amico mio. Tenere ferma la Bussola è un'arte, in questo periodo... ;) <3

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