martedì 27 maggio 2014

Un fiore

Ieri ho accompagnato mio padre alla visita di accertamento delle condizioni di invalidità per cui abbiamo fatto domanda di riconoscimento. Tradotto: una commissione medica ha bisogno di guardare in faccia il presunto invalido, ricevere dalle sue mani i certificati medici attestanti le varie patologie, restituirgli "le carte" che non ritiene necessarie e salutarlo con un incoraggiante "Le faremo sapere entro tre mesi tramite raccomandata". Durata della visita: minuti 6. Durata dell'attesa: 3 ore e venti. Sì, perché le 45 persone "presunte" invalide che la commissione ha visto e valutato ieri sono state convocate tutte per le ore 15. Noi che avevamo il numero 29 siamo stati ricevuti alle 18:20 e usciti dall'ufficio alle 18:30 circa, quando in attesa c'erano ancora 15 persone. Abbiamo dunque trascorso tre ore buone a osservare gli altri presunti invalidi: anziani in sedia a rotelle, zoppicanti, persone con la bombola di ossigeno portatile (che dura un'oretta circa), donne e uomini che evidentemente non sapevano dove si trovavano e si innervosivano e spaventavano, accompagnatori con la faccia della fatica di chi assiste quotidianamente una persona cara con dei seri, a volte serissimi problemi di salute. Alla fine mio padre, che ha una serie di patologie alcune molto serie altre meno, stava un fiore rispetto agli altri; stanotte ha fatto fatica a dormire e adesso è pieno di dolori e doloretti per non aver riposato ieri e per aver trascorso tanto tempo seduto scomodamente in un luogo dove non c'erano sedie sufficienti per tutti, dove una delle panchine era occupata interamente da uno dei PRESUNTI invalidi che ogni tanto si faceva una pennica supino, dove non c'era una bottiglia d'acqua, una macchinetta del caffè, una rivista, un tavolino, ma in fondo, rispetto agli altri che c'erano ieri, sta un fiore. Se stessimo parlando di un quadro di Van Gogh, sarebbero gli iris, e lui sarebbe uno di quelli ancora dentro al vaso, per capirci.


Riflessione numero uno.
Nei primi giorni d'estate Taranto è splendida: il cielo è blu pervinca, soffia un leggero vento che accarezza la pelle scaldata dal sole, il mare è struggente. La scuola sta finendo, tutti si rilassano, le colleghe tendono alla chiacchiera, gli alunni a coccolare i prof che amano, le altre mamme al nido e alla materna sorridono. Il mio cuore è stato, nelle ultime due settimane, aggredito dalla nostalgia e dell'amletico dubbio: sono pronta a rinunciare a tutto questo e a trovarmi sola, in una città che conosco pochissimo, di cui so pochissimo, quasi senza amici, ad aver freddo, a non sapere cosa fare e chi chiamare in aiuto, a ricominciare da capo saltando quasi nel buio?
Ecco, il pomeriggio di ieri ha polverizzato la mia nostalgia. Cedonsi cielo azzurro, mare struggente, radici, in luogo di civiltà, grazie.

Riflessione numero due.
In parole semplici, abbiamo chiesto allo Stato se, secondo lui, la nostra famiglia ha bisogno di un aiuto. Lo Stato dice: ok, ecco qui dei medici che per me valutano le sue condizioni cliniche, ed ecco qui un assistente sociale che redige un rapporto sulle condizioni socio-ambientali. La situazione è pressappoco la seguente.
Abbiamo un anziano, vedovo, che vive solo con diverse patologie più o meno serie, che ha bisogno di cure, di controlli medici serrati e di un monitoraggio costante, benchè non sia in pericolo di vita e sia ancora autosufficiente nella deambulazione, nell'alimentazione e nell'igiene personale (arrivederci 104 art.33). L'anziano suddetto non ha parenti stretti a parte l'unica figlia, in casa con la quale è attualmente ospite, la quale figlia è insegnante precaria, mamma di due bambini piccoli, il cui marito è insegnante precario anche lui.
Quando vado a votare, scelgo che tipo di Stato voglio risponda a domande come questa.

Quando vado a votare, penso alla mia quotidianità e al mondo che mi circonda, e stabilisco delle priorità fra i moltissimi problemi e fra le moltissime schifezze e cose da risolvere. In un mondo ideale si potrebbe fare alta filosofia e porsi come priorità quella di fare pulizia nella classe politica eccetera eccetera. Non che non sia d'accordo su questo punto, per come la penso io ognuno dovrebbe avere la propria coscienza come guida principale e non fare schifezze (perché le schifezze sono atti e scelte individuali, piccole e grandi che siano). Ma penso che sia SECONDARIO. Tutto qui.
Dunque, per quel che mi riguarda, esiste ancora qualche formazione politica che risponde come voglio io a queste domande, e scanserò nel mio voto sempre chi a queste domande è sordo e chi le considera SECONDARIE. Io. Gli altri, che votino secondo la loro, di coscienza. Tanto di cappello.

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, che cosa ne pensi?