mercoledì 22 giugno 2016

Curvy...aka "cicciona"


Estate 2016. L'estate dei miei 40 anni.
L'estate della forza di gravità che vince. L'estate dell'età che incombe. L'estate della bilancia che segna allarme rosso.
L'estate dei ragionamenti, sul passato e sul futuro.
Oddio, la bilancia segna allarme rosso. Che cosa è successo? Ho mangiato così male? Saranno state le volte al Mac? Sarà stata la pasta? La vita sedentaria? Le corse letto-scuola dei bambini-scuola io- lezioni private/ancora scuola- scuola dei bimbi- spesa-pc-cena-bimbi a nanna-letto, senza tempo per mangiare decentemente e con molte soste schifezza? No...il colpevole sono loro: le malefiche macchinette della scuola! Le loro patatine, i loro snack ipercalorici! Sì, sono loro IL MALE! ... Ma no, forse è colpa del fatto che non faccio colazione al mattino: rivediamo tutti i pasti, indaghiamo su una dieta, uno stile alimentare, impariamo un modo di mangiare che non fa ingrassare! E poi, ragazza mia, devi muoverti! Non puoi andare avanti così. Insomma guardati: sei piena di ciccia. Insomma. Devi andare a correre. Ah già non puoi. Allora a camminare. Sì, a camminare. Ti alzi alle 6 del mattino quest'estate e vai a camminare un'ora, poi torni fai una doccia colazione e vedrai. Nel frattempo i bambini si sono vestiti da soli, hanno preso la macchina e sono andati a scuola da soli. Eh ma quante scuse. DEVI fare qualcosa, così non va bene.
Su queste parole si infrange il ragionamento numero uno.
Così non va bene.
Così non va bene.
Così non va bene.
Così come?
Così, con la ciccia. Così, con la cellulite, la pancia, le tettone cadenti. Non è una questione di salute, la mia salute è perfetta. Non sono ancora andata oltre quella soglia che incide sulla salute. Sono là, nel limbo fra la normale e la cicciona. Sono ancora definibile "curvy", che è un modo elegante e fashion per dire "cicciona ma non troppo". E non va bene. Non va bene perché il canone estetico è una cosa di massa. E la massa dice "ciccia è male". La massa quando ti guarda vede l'imperfezione, vede la deviazione dallo standard da inseguire, da ciò che va bene. Uno standard che ci imbriglia tutti quanti, che tappa i nostri occhi dal guardare davvero. Uno standard che ci fa dire "questo mi piace", "questo mi fa schifo". Ma a chi importa? A noi stessi importa. Noi stessi ci diciamo "non vai bene, sei grassa e quindi fai schifo". Non è lo stesso se sei alta o no, per quello non puoi fare niente. Ma se sei grassa, cavolo, puoi. Puoi scegliere di incentrare il tuo intero stile di vita sul fisico che vuoi avere. Ci puoi lavorare sopra, concentrare le tue energie, i tuoi soldi e il tuo impegno in contesti, attività e situazioni che ti tengano in forma. Puoi. Se vuoi.
Vuoi?
Vuoi davvero concentrare i tuoi sforzi interiori o esteriori sull'apparenza che vuoi avere all'esterno? Ti interessa davvero così piacere? Piacere a tutti? Ti ferisce così tanto che un tizio o una tizia sconosciuti o con priorità diverse dalle tue giudichino il tuo aspetto magro o no? Sì, ferisce.
Allora lavoriamo sulla ferita.
Lavoriamo su quell'ansia di piacere a tutti, su quella punta di male allo stomaco che ti dà il pensiero che ci sia qualcuno che ti considera non esteticamente accettabile, un catorcio. Lavoriamo su cosa ne pensi tu, su come lo giudichi tu, quel qualcuno così impegnato a mettere nero su bianco quanto è importante ciò che sei fuori, quel qualcuno a cui importa così tanto delle apparenze da non riuscire a badare alle cose davvero fondamentali che stanno dentro. Quel qualcuno che valuta PRIMA il fuori. Purìno/a.
Lavoriamo piuttosto sullo star bene con sè stessi, sul giocare col proprio corpo e sul volergli bene così com'è. Sulle cose che ci fanno stare bene. Sulle cose che ci fanno sentire belli.
Tipo un costume da pin up anni Cinquanta, o un colore nuovo di capelli, o un bel tatuaggio perché no.
Sentirsi belli, è quello che conta davvero.
Liberarsi dalle catene che ci fanno guardare allo specchio e individuare in un nanosecondo ciò che "non va bene". Liberarsene, farne collana o accessorio colorato. Riderne. Sorriderne, anzi. Sguainare un sorriso disarmante davanti a certi sguardi e a certi discorsi. Il sorriso di chi sta bene e non giudica neppure chi non è capace di guardare davvero.
E ora, andiamoci a fare un bel panino và. Integrale. Con una fettina di tacchino...

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