giovedì 8 marzo 2012

Pensare al contrario

Ho passato due anni a sentirmi in colpa per non aver dato o il giusto peso, il giusto valore, al mio percorso di studi, mettendo davanti ad esso altre priorità.
Ma adesso, che sto finalmente davvero concludendolo, riesco a vedere il dopo. E, in questo dopo, in fondo non conta che cosa ci sarà o non ci sarà. Mi piacerebbe, sì, che ci fosse un senso a tutto questo lavoro, a tutti questi sacrifici, a tutto questo tempo rubato alla mia "vera" vita; mi piacerebbe, sì, pensare a me stessa in quel ruolo, ai miei giorni dedicati a ciò che più mi stimola e mi apre la mente; sì, mi piace l'idea.
Ma sai che c'è? Alla fine, che tutto questo ci sia o non ci sia, dove mi porterà la strada del lavoro, non conta.
Perché ho provato a immaginare se il contrario sarebbe stato meglio, se sarei stata migliore o più felice se avessi scelto l'altra strada del mio bivio concludendo in tempo due anni fa, e la risposta è stata una risata: ma certo che no, vuoi scherzare??
E davanti a questo il mio senso di colpa si frantuma, si dissolve: alla fine, anche se nessuno dei miei sogni "di gloria" dovesse realizzarsi, avrò sempre ciò che più conta, ciò che conta veramente, ciò che è realmente sufficiente a fare la felicità di una persona: due meravigliosi bambini. Tutto il resto può assumere qualunque colore, non importa, ci vestiremo di rosa di azzurro di verde di arancio, con conta. Ogni mattina troverò i loro occhi, i loro sorrisi, sarò accanto a loro lungo il cammino, finché avrò vita.
Questo, è quello che conta davvero.

Nessun commento:

Posta un commento

E tu, che cosa ne pensi?