giovedì 23 giugno 2011

Le Mat

Questa mattina sto mettendo mani ai dati schiettamente sociolinguistici. Devo rivedere da testa a piedi il database semplice che ho fatto io, cancellare i dati che non servono e immettere quelli che non ho ancora inserito. Poi devo ripulire tutte le sigle e rendere le tabelle perfettissime perché lui, il Prof., a inizio settimana possa riversare tutto nel suo, di programma, quello bello, quello vero, quello che fa tutto tranne il caffè, quello da professionisti insomma. Mi rendo conto che più lavoro accanto a quell'uomo, più mi viene voglia di lavorare. Devo tenere conto di questo nei momenti di sconforto e pazzia. Non so che cosa sia: forse che è un folle e mi fa sentire giustificata nella mia follia? Forse che il suo cervello non si ferma mai, come il mio (anche se il suo lavora a velocità supersonica)? Forse che sembra fottersene della carriera e degli scatti di anzianità e interessarsi solo a quello che fa? Forse che la sua schifosa intelligenza mi stimola? Un po' di tutte queste cose? In fin dei conti parliamo di un inguaribile incostante che però quando si concentra su un lavoro è vergognosamente metodico...e questo mi rassicura, mi fa sentire giustificata nel mio squilibrio continuo, mi spinge a concentrarmi e a lasciare libero sfogo alla mia altrettanto vergognosa metodicità e pignoleria.
Dopotutto, è un Matto, col suo fardellino bello ordinato, il suo passo sempre in avanti, il suo mezzo sorriso e la sua indolenza verso il cane che cerca di ghermirlo. Proprio come me.

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