lunedì 13 giugno 2011

To vote or not to vote (that is the question)


Votare o non votare, il grande dilemma: esercitare un diritto o ottemperare a un dovere? Entrambe.
Esercitare un diritto, certamente. Il voto è un diritto del cittadino, e in quanto tale il cittadino medesimo può decidere se esercitarlo oppure no.
Ottemperare a un dovere: verso sé stessi, in quanto esseri pensanti che hanno un'opinione sulle cose e dei valori e ci tengono a non essere messi da parte, e verso chi ha combattuto e sacrificato tutto perché noi oggi potessimo votare.
Personalmente, quando sono andata a mettere una X accanto al nome di qualcuno sulla scheda elettorale, a volte mi sono sentita schifata e demotivata, non avrei voluto metterla accanto a nessun nome quella benedetta X. Però poi tutte le volte ho pensato che posso ancora scegliere, e che peggio sarebbe non avere scelta, non avere voce, così ho deciso poi sempre - a volte turandomi il naso - di non uccidere la democrazia per fame (si nutre del contributo di tutti i cittadini ed è allergica al capo che decide per tutti), di concederle i limiti che presenta come ogni impresa umana.
Per cui in me prevale sicuramente il senso del dovere verso il voto, più che il senso di "proprietà": "il diritto di voto è mio e ne faccio quello che voglio", in me, viene sempre schiacchiato da "il voto è la mia voce, e io non so, non posso, non voglio, stare zitta". Non sopporterei l'idea di non aver detto la mia...ma questo è della duchessa in tutte le cose della vita e non so quanto sia un buon esempio...a volte il silenzio è d'oro (ma non in queste cose, credo).
Sono stata cresciuta con spirito critico e per natura non amo guardare l'aspetto esteriore delle cose, la mia indole e il mio istinto mi portano sempre a guardare dietro, nel backstage, a leggere tra le righe, ad analizzare la sostanza dietro la forma, l'intenzione dietro il comportamento, l'obiettivo dietro l'azione, l'occhio del fotografo dietro la macchina fotografica. Sono fatta così. Sono un tipo incazzoso, niente mi passa sotto il naso e i miei studenti detestano il fatto che quasi sempre riesca a prevedere la mossa che stanno per fare per farsi suggerire o per copiare a un compito, o il fatto che anche quando sono di spalle vedo e sento tutto. Sono puntigliosa, a me non la si fa, è meglio non mettersi a discutere con me su questioni di linguistica o di politica  (o di religione...) perché divento una insopportabile pignola che si arrabatta per far vedere le cose come le vede lei, perché l'interlocutore guardi la sostanza dietro la forma e a lasci perdere i discorsi vuoti e gli slogan e l'aria fritta per parlare solo della verità. D'altra parte, vado a calzetta con le persone che come me inseguono solo la verità, ne sanno pagare il prezzo, e fondamentalmente sarebbero un tantinello puntigliose anche loro, come me. Non sono fatta per la gente docile, io.
E questa volta, questa volta qui, non ci sono risvolti della medaglia, questa volta non è possibile parlare di un diritto a voto. Stavolta votare è un dovere perché più che mai le questioni oggetto di referendum riguarderanno la vita quotidiana di ciascuno di noi. E sulla vita quotidiana, sui diritti essenziali, non puoi non avere un'idea. O è sì, o è no.
Non puoi dire "non vado a votare": non puoi dire che su chi deve gestire l'acqua che esce dal tuo rubinetto con cui ti lavi, lavi i tuoi figli o i tuoi genitori allettati, innaffi le piante, cucini la pasta, non hai un'idea, non puoi dire che non ti interessa sapere dove e come e da chi e a che prezzo viene erogata l'energia che ti permette di avere il frigorifero e il forno e la luce della notte in camera del tuo bambino. Non puoi non avere un'opinione su che cosa dovrebbe succedere alle persone che TI rappresentano ai massimi livelli, che creano le leggi A NOME TUO - perché è così, gente: anche se ti fanno schifo i Ministri della Rupubblica ti rappresentano, parlano a nome tuo, anche quando dicono cose che in cui non credi. Se credi nella democrazia è così, altrimenti ti meriti la dittatura, morbida o dura, non ce n'è - quando commettono un reato, se secondo te devono o meno comparire per forza e senza giustificazioni davanti al giudice (che anche lui amministra la legge IN NOME DEL POPOLO, cioè in nome tuo). Su queste cose, se non hai un'opinione, hai qualcosa che non va. Se non hai un'opinione su questioni che ti riguardano così da vicino, non hai una vita o non la sai gestire, o vuoi che te la gestisca qualcun altro, quale che sia il prezzo da pagare.
A quanto pare, di pecore come te, ce ne sono meno di quanto pensassimo.
A quanto pare, alla gente piace sempre meno sentirsi dire che è cretina, che la sua voce "è inutile", che farebbe meglio ad andarsene al mare perché la sua opinione non vale niente. E già, la gente è un tantinello permalosa, a quanto pare.
E quando si dice "quorum", questo si intende: perché la voce di tutti quelli che si sono espressi su queste questioni valga qualcosa, deve essere la voce di un bel coro che urla forte; il referendum non parla sottovoce, se ci sono troppo poche voci non si sentono; e quando si dice che per questo devono avere votato il "50% + 1" degli elettori non si intende l'1%, ma proprio 1, "uno", un voto singolo, un unico voto...potrebbe essere IL TUO.
1+1+1+1+1 non fa sempre 1.
Vai a votare, c'è ancora tempo fino alle 15 di oggi.

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